Sabato prossimo ottavo e ultimo appuntamento per “Scenari pagani 26 – Fuori campo”. Chiusura col botto, alle 21, all’auditorium S. Alfonso in Pagani, sarà la volta di “Via del popolo”, uno spettacolo di e con Saverio La Ruina. 80 minuti durante i quali si proverà a riflettere sui cambiamenti che hanno interessato tante cittadine del Sud. A volte, alternandone addirittura la fisionomia. “Via del Popolo” gode della collaborazione alla regia di Cecilia Foti; audio e luci Mario Giordano; allestimento Giovanni Spina; Dipinto Riccardo De Leo; produzione Scena Verticale; organizzazione generale Settimio Pisano.
Non mancherà l’AperiSpettacolo a cura di Ritratti di territorio. Come sempre, ci saranno Pepe Mastro Dolciere e Famiglia Pagano 1968.
Lo spettacolo
Via del Popolo, un tratto di strada di una cittadina del Sud che un tempo brulicava di attività: due bar, tre negozi di generi alimentari, un fabbro, un falegname, un ristorante, un cinema… Due uomini percorrono via del Popolo, un uomo del presente e un uomo del passato. Il primo impiega 2 minuti per percorrere 200 metri, il secondo 30 minuti. È la piccola città italiana a essere cambiata, è la società globalizzata. Ai negozi sono subentrati i centri commerciali e la fine della vendita al dettaglio ha portato via posti di lavoro, distruggendo un modello sociale ancora basato sulle relazioni personali.
A cu appartènisi, chiedevano i vecchi paesani, a chi appartieni? E dalla tua risposta ricavavano le informazioni essenziali sulla tua identità. Via del Popolo è il racconto di un’appartenenza a un luogo, a una famiglia, a una comunità. Ma quei duecento metri rappresentano anche un percorso di formazione in cui sono gettate le basi della vita futura, dal quale emergono un’umanità struggente, il rapporto coi padri, l’iniziazione alla vita, alla politica, all’amore. E non solo, Via del Popolo è anche una riflessione sul tempo, il tempo che corre ma che non dobbiamo rincorrere, piuttosto trascorrere.
Via del Popolo è un racconto gentile e acuminato venato di sottile ironia che spesso dilaga in un’irresistibile comicità. Uno spettacolo con momenti di grande poesia di una dolcezza struggente che si ama subito senza tentennamenti. Un poetico viaggio carico di grazia, eleganza, commozione e un testo bellissimo e ardimentoso, squisitamente letterario e sorprendentemente ironico. Malinconico, profondo, toccante, aggraziato, delicato, un piccolo gioiello di drammaturgia, grondante di riflessioni e di puro teatro.
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