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Coronavirus Campania, paziente affetto da Covid-19 in ripresa. Farmaco sperimentale, il professor Ascierto: “Risultati in 24 ore. Non è una cura, ma può aiutare a debellare la polmonite”. Subito un protocollo nazionale

di Barbara Landi

«Sono lieto di annunciare che il paziente affetto da COVID-19 e ricoverato a Napoli è in ripresa dopo la somministrazione di tocilizumab. Un farmaco per l’artrite reumatoide, usato in maniera sperimentale, che di solito usiamo per trattare gli effetti collaterali del CAR-T poiché la polmonite severa, il distress respiratorio, sono molto simili a quelli causati dal virus. Da qui nasce l’idea: abbiamo contattato i nostri colleghi cinesi i quali ci hanno detto che avevano trattato 21 pazienti con questo farmaco che hanno mostrato un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore dal trattamento, che avviene in un’unica soluzione e agisce senza interferire con il protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali utilizzati. Questo farmaco non è una cura per il COVID-19 ma può aiutare a debellare la polmonite che è il sintomo più grave con cui il paziente può andare in rianimazione. Possiamo farcela!»

Ad ufficializzarlo è il professore Paolo Antonio Ascierto, oncologo dell’Istituto Pascale di Napoli e ricercatore italiano, che ha notato effetti benefici dei pazienti trattati. “Il farmaco ha dimostrato di essere efficace contro la polmonite da Covid-19. A Napoli sono stati trattati i primi 2 pazienti in Italia e in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati, tanto che domani uno dei due pazienti sarà estubato perché le sue condizioni sono migliorate. Ieri è iniziato il trattamento su altre due persone ed oggi ne saranno trattate altre due”.

Intanto si avanza già la richiesta di un protocollo nazionale per l’impiego in pazienti contagiati in condizioni critiche. Il risultato nasce dalla collaborazione tra l’Azienda Ospedaliera dei Colli e l’Istituto Nazionale Tumori della Fondazione Pascale. Nel gruppo di ricerca, insieme al direttore del reparto di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, Vincenzo Montesarchio, e al direttore dell’unità di Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del Pascale Paolo Ascierto, lavora anche il virologo Franco Buonaguro dell’Istituto nazionale tumori del Pascale.

I pazienti trattati al momento con il tocilizumab sono quattro, tutti con età superiore ai 50 anni. Sabato è stato somministrato ai primi due pazienti in condizioni critiche: uno già intubato, il secondo verso il trasferito in terapia intensiva. Già dopo 24 ore sono stati registrati i primi riscontri sul paziente più grave, non estubato per essere certi che le sue condizioni si mantenessero stabili. L’altro paziente, invece, è migliorato al punto da non avere più necessità di essere intubato.

Il tocilizumab non cura l’infezione da Coronavirus ma serve a contrastare la fase più grave della crisi respiratoria, quella che, finora, è stata arginata con l’ossigeno e l’intubazione.

Il protocollo potrebbe alleggerire il carico dei reparti di terapia intensiva non sono attrezzati, come è normale che sia, per rispondere a una situazione straordinaria come quella che stiamo vivendo. Il farmaco potrebbe essere la soluzione soprattutto in quei casi in cui l’alta affluenza nei reparti di rianimazione porta a non intubare, ad esempio, persone che hanno più di 60 anni.

La speranza del gruppo di ricerca è quella di trasferire meno pazienti possibili in rianimazione e di intubarne il meno possibile. Per quelli già intubati, invece, riuscire a migliorare la ripresa funzionale del polmone e di riuscire, così, a liberare posti nelle le terapie intensive.

Aggiornamento 11 marzo 2020

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